Ovvero quando il troppo è davvero troppo … (02.02.2013)
Sabato 2 febbraio quando sono arrivato sullo spot era troppo tardi: il vento era già troppo forte.
Le previsioni. photo courtesy: windguruHo armato la mia 3.7 più piatta possibile e sono andato in acqua.
Ho tirato un lungo bordo verso il largo facendo molta attenzione a quello che stavo facendo: prima di andare in mare effettivamente avevo notato già alcuni windsurfisti finire contro le rocce del molo del porto.
Una volta al largo ho virato e poi mi sono diretto verso l’upper reef.
Ho surfato due o tre volte sulla stessa onda, poi si e’ formata troppa schiuma e sono stato obbligato a scendere ancora più sottovento e più vicino alla scogliera.
Dopo la strambata e’ arrivata un’onda, sottovento in quel momento c’era un buco di vento e sono caduto tenendo la vela tra le mani: a quel punto la mia tavola e’ scomparsa …
Il piede d’albero infatti si era rotto in due pezzi e la mia tavola e’ stata presa dalla forte corrente marina.
Per fortuna ero di fronte alla spiaggia.
Ho iniziato a nuotare tirandomi dietro la vela e richiamando l’attenzione delle persone sulla spiaggia per indicargli con il braccio la tavola che stava arrivando da sola sulla spiaggia rischiando ancora di rompersi.
Un ragazzo molto gentilmente si e’ buttato in acqua e ha nuotato per recuperarmi la tavola, poi io sono arrivato con la vela.
Penso che non avrei potuto avere più fortuna: ovvi ma di cuore sono stati i miei ringraziamenti nei confronti di quel windsurfista mai incontrato prima!
Poi sono andato al mio furgone, ho preso un nuovo piede d’albero, sono tornato in spiaggia e ho provato ad entrare in acqua ancora una volta.
Mentre prendevo il largo il vento è aumentato ancora.
Non c’era piu’ modo di tenere in acqua la tavola che ormai volava costantemente fuori dal mio controllo.
Quindi ho lasciato cadere la vela in modo tale che fosse già pronta alla partenza dall’acqua per il ritorno verso la spiaggia.
Ho avuto davvero paura.
Non ero ancora in pericolo, ma mi sono sentito davvero piccolo in confronto a quella furia selvaggia:
ero pienamente consapevole che con niente di piu’ avrei potuto ritrovarmi in serio pericolo.
Arrivato in spiaggia ho atteso che le condizioni si calmassero un po ‘. Purtroppo più che calmarsi sono poi diventate più instabili.
Nel frattempo altri windsurfisti sono finiti contro il molo del porto.
Ad alcuni si rompeva tutto, altri erano ancora in grado di nuotare a riva come è successo a me. Quei pochi riders che riuscivano a rientrare in sicurezza si erano spaventati e se ne andavano via.
A questo punto non ero più dell’umore giusto, ho riportato la mia attrezzatura al furgone, ho scattato qualche foto e ho ripreso la strada verso casa con un grande amaro in bocca.
Ah sì, poco prima di partire Thomas Traversa e Antony Ruenes sono andati in mare: ma ovviamente per loro e’ stata tutta un’altra storia.
Thomas Traversa e Antony Ruenes. ph: Mathieu DemachyIl lunedi’ successivo Antony Ruenes mi ha poi confidato che Thomas Traversa a fine giornata aveva stimato la forza del vento come paragonabile alle condizioni avute in Irlanda durante il Red Bull Storm Chase.
Inoltre su internet ho poi letto di alcuni ragazzi francesi che proprio su quello spot, e probabilmente mentre io venivo via, hanno dovuto chiamare i soccorsi perche’ in tre si sono buttati in mare per aiutare il loro amico in difficolta’ di fronte al molo del porto … l’intenzione era quella di recuperare l’attrezzatura ma alla fine i quattro hanno dovuto nuotare per un’ora per poter salvare la propria vita visto che i soccorsi non sono potuti intervenire a causa delle condizioni meteo davvero proibitive. Due di loro sono poi stati ricoverati per ipoglicemia ed ipotermia: 34,8 e 35,2 gradi di temperatura corporea!
text: Ezio Papalia 4 www.RIWmag.com