Continua l’avventura del gruppo di Facebook SBT: gli iscritti hanno superato quota 8000 e RIWmag.com ha intervistato Giuseppe Scire!
Dietro la sua grande umilta’ e discrezione si nasconde una persona appassionatissima, preparatissima e con una competenza ampia e profonda del windsurf! Leggere per credere!
RIW: Ciao Giuseppe, da quanto tempo vai in windsurf e come hai iniziato questo sport?
Giuseppe Scire: Ho iniziato nel 1990 a livello amatoriale, avendo praticato altri sport agonistici. Dal 2003 mi sono avvicinato al mondo delle regate Formula Windsurfing. La prima volta che sono salito su un windsurf mi è capitato quanto raccontato in una bella serie di vignette di Massimo Chiodelli, dove un principiante assoluto per una serie di circostanze molto fortunate riesce a entrare in qualcosa che somiglia ad una planata e da lì si scatenano “sogni” e passione.
RIW: quali sono e quali sono state le mansioni che hai svolto all’interno del mondo del windsurf sia a livello nazionale che internazionale?
G.S: Sono delegato FIV per la Classe Formula Windsurfing della VII Zona (Sicilia) e ho avuto l’opportunità dal 2012 di far parte di un gruppo di lavoro internazionale che ha dato il suo contributo alla riammissione del Windsurf come sport olimpico, oltre a partecipare al dibattito tecnico sulla pagina ISAF Athletes Commission.
RIW: quali sono gli elementi chiave per ricoprire simili ruoli?
G.S: Il primo elemento chiave, come amatore medio quale mi considero, non può essere ovviamente che la passione per il windsurf. Poi ho cercato di trasferire nel lavoro da svolgere alcune mie competenze professionali, aggiungendo un pò di impegno nel documentarmi in alcune materie.
RIW: Internet è ovunque e possiamo parlare di windsurf ‘virtuale’. Come si colloca il gruppo SBT nello scenario italiano?
G.S: Con un numero di oltre 8.500 membri raggiunto in tempi brevissimi, è ormai una comunità virtuale estesa anche all’estero ed un punto di incontro consolidato per tutti gli amanti dello sport. Al di là degli scambi goliardici (di cui è maestro il creatore, Fabiò Tampieri) e dell’aspetto puramente ricreativo, è anche un luogo di scambio per informazioni tecniche e di “geografia” e logistica windsurfistiche. La rete di contatti dei membri è estremamente utile ad esempio se si vuole programmare un viaggio ed ottenere informazioni di prima mano sugli spot e su come organizzarsi. La “condivisione” tra appassionati dello stesso sport è il vero cemento di SBT, oltre al concetto salutare di non prendersi mai troppo sul serio.
RIW: Negli anni 80 il windsurf ha avuto il suo massimo boom economico e di diffusione. Poi l’arrivo del funboard lo ha reso sport di nicchia. E’ dalla fine degli anni 90 che si parla di questo problema e ormai tutti gli addetti del settore ne hanno preso coscienza e si sono fatti molti sforzi per proporre delle soluzioni concrete ma il windsurf continua a rimanere uno sport di nicchia. Secondo te prima o poi questo sport conoscerà una nuova primavera o ormai è destinato a tramandarsi tra un numero limitato di addetti?
G.S: La mia idea sull’argomento è che l’andamento di certi fenomeni è ciclico e che se un progetto di base è valido, resiste comunque nel tempo e riesce a superare i momenti di crisi. Com’è noto, l’idea dell’ingegnere aerospaziale James R. Drakes di utilizzare un giunto cardanico o universale per collegare l’albero alla tavola fornisce al windsurf un vantaggio idrodinamico unico su tutte le altre imbarcazioni a vela, la capacità di generare delle leve per utilizzare al meglio la forza propulsiva generata dal rig ed la possibilità di un elevato controllo in sicurezza del mezzo, formando quest’ultimo un sistema dinamico unitario ed armonico con il windsurfista. Un altro scienziato ed architetto navale di fama mondiale Czeslaw Antony Marchaj (autore di “Saeworthiness, the forgotten factor” e di “Sail performance: techniques to maximize sail power”) riconobbe a suo tempo ad una semplice attrezzatura smontabile come il windsurf una maggiore efficienza idro- ed aero-dinamica rispetto alle imbarcazioni di Coppa America dell’epoca (oggi possiamo aggiungere anche una superiore affidabilità e sicurezza…). Il mondo del windsurf sconta oggi troppe frammentazioni e divisioni a tutti i livelli ed il fatto che l’innovazione tecnologica è stata indirizzata per lo più verso l’incremento delle performance, senza badare troppo ai costi, alla durata, all’affidabilità ed al range di utilizzo delle attrezzature. Oggi i costi non sono facili da sostenenere (considerando anche trasferte e carburanti), per non parlare poi di quelli dell’attività agonistica. Il principiante ed i genitori dei ragazzi sono poi fortemente disorientati dall’offerta di materiali e dalla non uniformità delle proposte con cui iniziare. Nonostante questo, è uno sport che ha una diffusione geografica molto ampia e con la sua “base” di praticanti sostiene il “vertice” di una piramide (gli atleti agonisti) che non ha eguali in altre discipline veliche, soprattutto in ambito giovanile. In questo senso si valuti la tabella pubblicata qualche tempo addietro sulla pagina ISAF AC ed i “numeri” della classe giovanile Techno 293 (propedeutica a quella olimpica).
RIW: Secondo te dove sono i limiti di questo sport? Ci sono ancora possibili soluzioni inesplorate?
G.S: I limiti di questo sport sono correlati essenzialmente al modo in cui verrà gestito a tutti i livelli. Il windsurf, in senso generico, è uno sport più “fisico” di altri, richiede una adeguata preparazione atletica ed una curva di apprendimento tecnico più lunga di altri sport su tavola. Si deve quindi lavorare molto ancora nel campo delle tecniche di istruzione, ridurre i costi e rendere anche logisticamente più semplice l’accesso alla disciplina a chi vuole iniziare. Altro punto è “deframmentare” le varie discipline racing nelle competizioni a livello zonale ed amatoriale, per aumentare il numero di partecipanti alle regate ed il pubblico. Essendo la base della “piramide” i giovani e gli amatori, alle attrezzature di questi ultimi la tavola olimpica deve in qualche modo armonizzarsi, come sostiene acutamente Bruce Kendall. Ritengo che i campi di maggiore interesse futuro saranno lo sviluppo delle vele (per un loro maggiore range di utilizzo e l’affidabilità degli alberi) e della tecnologia delle pinne. Dicorso a parte meritano le sperimentazioni dei foil anche sul windsurf, per i quali al momento le peculiarità prestazionali non sono ancora accompagnate da adeguate manovrabilità e sicurezza.
RIW: Windsurf e Olimpiadi, funboard e RS:X. Tu hai lavorato (unico italiano) nel team internazionale coordinato da Pete Conway che ha redatto una dettagliata analisi tecnica considerata da molti rilevante a livello ISAF per il reintegro del windsurf come disciplina olimpica. Quale è l’importanza delle Olimpiadi per il windsurf?
G.S: Lo status olimpico è notoriamente un motore fondamentale di promozione, crescita, diffusione e spesso anche di sopravvivenza (finanziamenti) a livello mondiale per qualunque sport già ben strutturato ma considerato “minore” o comunque meno popolare dei classici Atletica e Nuoto (che assieme a Ginnastica, Scherma e Ciclismo sono stati gli unici sempre presenti nelle Olimpiadi estive sin dal 1896). L’esclusione del Windsurf dalle Olimpiadi avrebbe avuto delle ricadute negative sul windsurf in generale e quindi anche sulle Classi Windsurf diverse dalla classe Olimpica. Più opportuno sarebbe stato richiedere una medaglia aggiuntiva per il Kiteboard Racing (KBR, beninteso pienamente in diritto con il suo sviluppo futuro di ambire alle Olimpiadi), senza scatenare un’inutile guerra tra sport “fratelli” ma tecnicamente assai diversi. E’ noto tuttavia che i “posti disponibili” sono per una serie di ragioni limitati : ricordiamo che la gloriosa classe Star ed il multiscafo Tornado hanno perso lo status olimpico. Per la prima volta in più di un secolo di storia dell’ISAF, l’Assemblea Generale ha annullato la precedente decisione del Consiglio ISAF in favore del KBR, riammettendo il Windsurf. Le dinamiche che coinvolgono il CIO, le Federazioni Intenazionali dei vari sport ed i Comitati Olimpici Nazionali sono molto complesse sia per motivazioni economiche (proventi dei Giochi, diritti dei Media, sfruttamento del marchio a cinque cerchi) che geo-politiche: è un meccanismo che può stritolare uno sport e la lotta per divenire o rimanere sport olimpico è difficile e spesso di lunga durata. Dobbiamo prendere atto che per vari motivi molte ( la maggioranza?) delle sedi Olimpiche hanno condizioni medie di vento leggero che richiedono necessariamente anche performance dislocanti o subplananti o per lo meno che le specifiche richieste a suo tempo per la tavola olimpica vennero giudicate soddisfatte dall’ ”ibrido” RS:X (ibrido tra “raceboard”-dislocante e “funboard”-planante, per essere chiari.).
RIW: La classe RS:X è stata confermata fino a Tokio 2020 nonostante sia una classe alquanto controversa. Cosa ne pensi? Quali sono I pregi e I limiti di questa classe?
G.S: Da un lato c’è l’opinione che l’ISAF abbia voluto garantire una sorta “di stabilità” per consentire piani di sviluppo a medio-lungo termine nell’ambito delle classi veliche, dall’altra che il peso di una crisi economica mondiale abbia motivato la richiesta di non affrontare una costosa riconversione ad altre attrezzature (insostenibile per talune Federazioni). Non si può negare che il peso non indifferente (per la necessità di essere durevole) e, secondo alcuni, la non uniformità di costruzione dell’RS:X (sia per quanto riguarda la tavola che per le pinne) abbiano deluso in parte le aspettative iniziali, anche in relazione al maggiore intervallo di peso ideale degli atleti prospettato in origine per l’RS:X rispetto al Mistral. Bruce Kendall afferma con molto equilibrio che se è vero che l’RS:X è in grado di regatare (con unica vela ed un unica pinna…) da 3 fino a 30 nodi di vento, è pur vero che il range ottimale di peso per gli uomini (ad esempio) si limiterebbe tra i 68 ed i 78 kg. Ovviamente non dimentichiamo che a livello olimpico il confronto deve essere tra atleti e non tra attrezzature e che deve essere rispettato il concetto di One Design. Si è poi certamente discusso se non fosse stato più opportuno avere un “mono-tipo” (con regole rigide di costruzione / stazza) rispetto a un “mono-marca” o se non fosse stato meglio già da Londra 2012 adottare il “Formula One Design”, che avrebbe dato vita certamente a un belliissimo spettacolo nelle condizioni di Weymouth. Parlo ovviamente da convinto sostenitore ed appassionato del Formula, ma mi voglio sforzare di essere obiettivo pensando anche alle condizioni di Rio 2016 (dove molti prevedono condizioni medie sotto i 7 nodi).). In Sicilia, presso la Lega Navale Italiana di Marsala, vengono da molti anni organizzate in modo eccellente regate molto interessanti dal punto di vista tecnico dove con i Formula ci confrontiamo con bravi atleti RS:X e devo ammettere la loro notevolissima preparazione atletica, tecnica e tattica. Al di là di interminabili polemiche e discussioni, dobbiamo realisticamente prendere atto dello stato delle cose ed auspicare o una modifica dello standard costruttivo dell’RS:X o l’introduzione al più presto (anche col supporto di sponsorizzazioni) della consolidata Classe Formula Windsurfing (i cui limiti effettivi di planata sono sempre più bassi) e della giovane Classe KBR, per lo meno come discipline dimostrative. Sicuramente gioverebbe allo sport olimpico sempre più attento ai Media ed a guadagnarsi un pubblico sempre piu’ vasto, vedere in gara anche i Campioni di Formula Windsurfing e Slalom e del KBR su attrezzature innovative.
RIW: Abiti nella bella Sicilia, uno dei posti più belli e ventosi d’Italia. Quali spot consigli?
G.S: Per wave e freestyle, consiglio Porto Palo di Capo Passero, Puzziteddu-Capo Granitola, Punta Faro (Pilone-Capo Peloro), Gela-Manfria, Marina di Modica, Marina di Ragusa, Torre di Gaffe, Marinello (Falcone-Laghetti di Tindari, lato ovest), Spadafora, Marina di Melilli-Priolo-Augusta, Isole minori (Pantelleria, etc.), Slalom e freestyle hanno ottimi spot a Tremestieri-Mili-San Marco (Messina Sud), Pozzallo, Rada di Porto Palo di Capo Passero, Marinello (baia lato est), Messina Paradiso-Contemplazione-Grotte-S.Agata (Messina Nord), Marsala Stagnone, Marina di Melilli-Priolo-Augusta, Isole minori. Per Formula e Raceboard, spot ideali sono Messina Nord, Marsala Stagnone, Catania Playa e tutti gli spot precedenti, in condizioni di sicurezza e assenza di onda per i meno esperti.
RIW: Abitando su un’isola hai la possibilità di provare diverse condizioni: qual è la tua disciplina preferita?
G.S: Formula e Slalom sono le discipline che ho praticato maggiormente negli ultimi anni, mentre più di rado mi sono dedicato al wave, che comunque rimane una delle discipline più affascinanti.
Interview: Marco Livraghi – www.RIWmag.com
Photo Courtesy: Giuseppe Scire