Giovane, per alcuni molto coraggioso, per altri forse troppo coraggioso, Federico Morisio (Quatro International, Goya Windsurfing, MFC, San Lorenzo Yacht, Infiniti Star) e’ stata sicuramente la sorpresa italiana 2015 nel PWA wave: non tanto ancora per i risultati (comprensibili come inizio carriera) quanto piuttosto per il fortissimo coinvolgimento agonistico sia economico che emotivo essendo riuscito a presentarsi a tutte le tappe della coppa del mondo. RIWmag lo ha intervistato per conoscerlo meglio e fare con lui il punto della situazione dopo questo primo anno di gare internazionali.
RIW: Ciao Federico. Quanti anni hai e da quanti anni vai in windsurf?
Federico Morisio: Buongiorno a tutti i lettori di RIWmag! Ho 20 anni ed ho iniziato ad 8, per cui in teoria si può dire da 12 anni!
RIW: Dove abiti e come hai cominciato a praticare questo sport?
F.M.: Abito, o meglio abitavo poichè non passo più molto tempo a casa, a Torino. Ho iniziato a fare windsurf grazie a mio padre, che è un grande appassionato, e che mi ha passato la sua passione sin da piccolo. Ogni vacanza della famiglia era dedicata al windsurf, alla ricerca di posti con vento e onde che ci permettessero di divertirci e migliorare.
RIW: Da un paio di anni ti sei dedicato alle gare pur sapendo che questa era una scelta difficile da perseguire. Che cosa ti ha spinto in questa direzione? Che cosa ti fa credere che ti porterà ad un risultato e quali sono le difficoltà da affrontare?
F.M.: Un anno fa, quando ho finito il Liceo Scientifico ed ho iniziato l’Università, ho vissuto un periodo di grande sconforto e tristezza: avevo sempre sognato di essere un atleta professionista, il windsurf era sempre stata la mia più grande passione ma non avevo mai avuto il coraggio di perseguirla. Con l’inizio del Politecnico la possibilità di diventare un windsurfista professionista era praticamente nulla. Poi inaspettatamente ho avuto la possibilità e la fortuna di andare a Maui per 6 settimane, un grande regalo dei miei genitori che non potrò mai scordare. Questo viaggio è stato l’esperienza che mi ha cambiato la vita. Tornato a Torino ero diverso, consapevole, felice. Avevo capito con tutto me stesso quello che avrei voluto fare nella mia vita. Volevo diventare un windsurfista professionista e non mi interessava altro, ero disposto a sacrificare tutto il resto pur di raggiungere il mio obiettivo. Così ho iniziato a viaggiare nei migliori posti per allenarmi e migliorare in vista del mio primo anno di competizioni: volevo partecipare al Campionato Italiano Wave e seguire il PWA World Tour. Sicuramente decidere così di punto in bianco di competere a quei livelli e di dedicare la propria vita al windsurf può sembrare una pazzia … Ma io ho sempre confidato nelle mie qualità di atleta, anzi sono una delle poche cose che ho sempre apprezzato in me, nella mia determinazione e dedizione nel raggiungere quello che mi pongo come obiettivo.
Il fatto di competere contro i migliori atleti al mondo che sono nati facendo questo sport, che hanno anni di allenamento ed esperienza in più di me e che vivono nei migliori spot al mondo può essere una grande difficoltà, ma per me rappresenta solo una motivazione in più e un’immensa fonte di talento e tecnica da cui poter imparare. Inoltre sono sicuro che con il duro lavoro e la perseveranza ogni cosa sia possibile. Devo dire che per questa mia “pazza” scelta devo anche un grande ringraziamento a tutti i miei amici che mi hanno spinto e motivato a intraprendere questa strada durante il mio primo viaggio a Maui, in particolare il coach Ferdinando Loffreda e Andrea Della Rosa. Dopo un anno di allenamento ho potuto vedere già un primo piccolo risultato, come il 29esimo posto all’Aloha Classic PWA 2015. Per me questo è solo l’inizio e voglio fare molto meglio in futuro.
RIW: Il windsurf e’ uno sport abbastanza dispendioso a livello amatoriale, ancora di più a livello agonistico. Chi ti sta aiutando in questo percorso e quanto credi ci vorrà per diventare economicamente indipendentemente?
F.M.: Il mio primo supporto è stata la mia famiglia. Sia psicologicamente che economicamente hanno creduto in me e hanno voluto darmi la possilibità di seguire il mio sogno. Ho studiato per tutta la mia vita e tuttora sono uno studente universitario oltre che windsurfista, ma i miei genitori, conoscendomi, hanno sempre saputo che sotto sotto sarei voluto essere un atleta e avrei voluto cimentarmi nel mondo sportivo professionale. Inoltre da giugno di quest’anno ho trovato una sponsorizzazione con il celebre marchio di barche di lusso made in Italy: San Lorenzo Yacht, che mi supporta economicamente credendo nei miei obiettivi. Sono molto grato per questa collaborazione e spero che sia solo l’inizio di un lungo percorso insieme. Ultimo, ma non per importanza, devo ringraziare Goya Windsurfing per il supporto che mi sta dando, in particolare Goya Italia con Nico Salvini che mi permette di allenarmi con una delle migliori attrezzature sul mercato. Come tutti sappiamo nel mondo del windsurf al momento non girano moltissime risorse, ma ciò non vuol dire che non si può essere windsurfisti professionisti. Secondo me rientra nel lavoro di un atleta il pubblicizzare la propria immagine e il riuscirsi a vendere ad aziende extra settore, nonostante non nego che sia molto difficile. Per cui al momento questo è anche un mio obiettivo e spero di poter diventare economicamente indipendente molto presto!
RIW: Ultimamente ti abbiamo visto cimentarti in condizioni sempre più grosse a Maui. Cosa bisogna sapere per potersi cimentare in onde così alte e cosa si rischia?
F.M.: Sinceramente il mio è stato un percorso graduale, ovviamente le prime volte che faceva onde di un albero non andavo in acqua, ma stavo in spiaggia a guardare ed imparare dai Pro. Poi a poco a poco surfando sempre di più ad Hookipa e prendendo sempre più confidenza ho iniziato a surfare in condizioni sempre più difficili. Durante il primo giorno di gara dell’Aloha Classic sono dovuto andare in acqua nelle condizioni più estreme che abbia mai visto in vita mia. Persino molti atleti del PWA erano preoccupati e spaventati. Dopo essere sopravvissuto quel giorno a due alberi d’onda devo dire che mi sono sentito molto più sicuro di me in acqua. In più in queste ultime due settimane ad Hookipa non sta facendo onde più piccole di 3-4 metri fino ad un albero e mezzo e più, ed ogni giorno mi permette di migliorare e conoscere sempre meglio lo spot. Ovviamente quando il mare è così grosso i rischi ci sono, poichè ogni wipeout è piuttosto pesante e se si perde l’attrezzatura non solo si rischia di rompere tutto a rocce ma la corrente è talmente forte che si rischia di non riuscire a tornare a riva … L’unico vero segreto per poter uscire in queste condizioni penso sia conoscere il più possibile lo spot e cercare di lavorare in simbiosi con correnti ed onde.
RIW: Quest’anno hai condiviso molto tempo con i più forti waveriders del mondo. Come ti ci sei trovato e cosa hai imparato? La domanda classica: ma questi pro che persone sono?
F.M.: Sì quest’anno seguendo il Tour ho conosciuto praticamente tutti i più grandi rider della disciplina Wave. Devo dire che in generale sono tutti abbastanza riservati, chi più amichevole e chi meno, ma comunque veramente brave persone che amano in modo sproporzionato il windsurf! Inizialmente durante le prime tappe del Tour mi sentivo piuttosto solo, non che fosse un problema, ma per me essere in mezzo a tutti quei grandi atleti e non poterli conoscere bene era un peccato! Con il passare del tempo comunque molti si sono mostrati amichevoli ed ho avuto l’occasione di conoscerli. Tra questi ci tengo a riservare una nota speciale per Victor Fernandez, campione in acqua ma anche fuori, essendo un vero signore ed una delle persone più umili che abbia mai conosciuto. In qualche modo siamo diventati amici ed ogni volta che ci troviamo nella stessa località passiamo parecchio tempo insieme. Inutile dire che per me è incredibile, poter chiacchierare e surfare con un campione del genere è un enorme onore e piacere!
RIW: Quali sono i progetti e gli obiettivi per la prossima stagione?
F.M.: Ora mi voglio concentrare al massimo sull’allenamento invernale cercando di stare in acqua il più possibile per migliorare molto. Il livello nel PWA è sempre più alto e per poter competere con gli altri rider bisogna veramente andare forte. Il mio obiettivo è sempre quello di migliorare il più possibile e rapidamente. Prima dell’inizio delle competizioni nel 2016 farò il punto sul mio reale livello e cercherò di fissare degli obiettivi concreti. Sicuramente cercherò di seguire tutto il PWA World Tour, entrare nei Trials e passarli, così da avere un ranking alla fine dell’anno. Mi piacerebbe molto anche poter partecipare al Campionato Italiano Wave, in cui ci sono rider e spot di ottimo livello!
Grazie mille per l’intervista,
Buon vento a tutti
Federico Morisio
interview: www.RIWmag.com
photo: Si Crowther/AWT, Jan Mikael Linder – In To Fire & Water, Jimmie Hepp, www.facebook.com/fishbowldiaries/