RIWmag lo aveva intervistato nel giugno del 2014 per il suo ruolo di windsurfista scrittore. All’epoca stava lasciando il suo lavoro di tecnico commerciale nel mondo delle costruzioni per prendersi un anno sabbatico (www.riwmag.com/giuseppe-ammendola-da-windsurfista-a-scrittore/). A 3 anni di distanza RIWmag rincontra Giuseppe Ammendola in coincidenza con l’uscita del suo ultimo libro, ancora una volta legato al mondo del windsurf.
RIW: Buongiorno Giuseppe, 3 anni fa stavi per iniziare un anno sabbatico dopo aver lasciato il mondo delle costruzioni in cui hai lavorato per piu’ di 20 anni. Cos’e’ successo in quell’anno sabbatico e cosa hai deciso di fare dopo?
Giuseppe Ammendola: Prima di tutto ringrazio RIW per l’interesse che mi riserva. Prendere tempo al tempo serve per più ragioni: tirare il fiato, riordinare le idee – cosa che la vita frenetica poche volte permette di fare – , ricaricarsi. Ognuno di noi dovrebbe farlo, almeno una volta, e sono proprio felice di esserci riuscito. Immaginarmi adesso nelle stesse dinamiche di quando ho deciso di cambiare rotta da’ un senso di completezza alle mie scelte, come se queste componessero un disegno già fatto, ma che io non vedevo perché nella penombra del trantran. Durante quell’anno ho capito che il lavoro non può essere soltanto responsabilità, ma anche piacere. Dopo quattro mesi in Brasile, tornato in Francia dove vivo, ho frequentato una scuola e mi sono diplomato cuoco. Qui lo Stato sostiene e finanzia la possibilità di nuovi percorsi di formazione, si chiama riconversione professionale. Non vi nascondo l’entusiasmo e la gioia che si prova nello stare tra i banchi di scuola a quarant’anni e passa. Senza dimenticare che quel tempo mi è servito anche a fare più windsurf. Ora mi sento una persona soddisfatta.
RIW: 3 anni fa hai dichiarato che il motore della tua vita era l’esplorazione. E’ ancora cosi’ o e’ cambiato qualcosa?
G.A.: Sono sempre dello stesso avviso. Certo … i tempi cambiano e influenzano la nostra percezione … Il riflesso dello specchio mi invita ad essere più cauto, accorto … Ma esplorazione è sinonimo anche di scoperta, di ricerca, di studio e di approfondimento, e questi sono tutti carburanti che alimentano la mia quotidianità.
RIW: Quanti libri hai scritto finora e quanti di questi sono legati al mondo del windsurf?
G.A.: Una favola e tre romanzi, di cui due legati al windsurf. E’ più semplice raccontare di ciò che si ama, ed esprimersi attraverso personaggi di fantasia e non, per dare voce e forma all’immaginazione, ma anche alla propria visione della vita.
RIW: Vuoi presentare il tuo ultimo libro ai lettori di RIWmag? Come si intitola e di cosa tratta?
G.A.: La neve di settembre (disponibile su www.amazon.it/Neve-Settembre-Giuseppe-Ammendola-ebook/dp/B078KCY3K6/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1515759314&sr=8-1&keywords=la%20neve%20di%20settembre), ma non posso svelarvi il perché del titolo, il lettore lo scoprirà proprio nell’ultimo capitolo. Gabriel e Klivia sono i protagonisti del romanzo, due appassionati di windsurf, lui è un seducente dentista di Lecco, lei un’astronoma tedesca, tutt’altro che pragmatica. Sono loro stessi a raccontarsi nell’avvicendarsi dei capitoli denominati “Lui e Lei”. Lo scenario è quello di Jericoacoara, ve lo avevo detto che sarebbe stata la recensione al teatro a cui ho assistito per un po’ di tempo. Ma poi c’è il lago di Como e la fredda Kiel, vi assicuro che lo è, sono dovuto andarci per documentarmi. La trama è dinamica e romantica, ma anche spiritosa e introspettiva. Insomma, come dicevo sopra, una narrazione attraverso cui liberare fantasia ma anche evoluzione.
RIW: Come mai il windsurf compare cosi’ spesso nei tuoi libri? Qual’e’ il legame tra la tavola a vela e la tua creativita’ da scrittore?
G.A.: Nel mio soggiorno di casa ho appeso al soffitto una vela blu e bianca, sono i colori che preferisco, e non a caso quelli del mare e dell’effervescenza delle onde. Non sono un assiduo windsurfista: lavoro permettendo pratico quando posso. Però quella vela completa la tela di un quadro in cui inserisco i buoni amici e il sole, non li vedo ogni giorno ma so che esistono e restano la mia bussola.
RIW: Esiste anche un legame tra tavola a vela, la tua creativita’ da scrittore ed il tuo nuovo lavoro da cuoco? In che tipo di cucina ti stai specializzando?
G.A.: Beh rispondo alla domanda esponendo un progetto, forse il mio prossimo, ad ogni modo il nesso esiste eccome. Prima di tutto credo che se si ama il windsurf non si può non amare il mare. Personalmente non potrei vivere lontano dalla costa, sono napoletano, e sono cresciuto a qualche centinaio di metri dal mare. Il progetto è quello di partire come volontario su un’imbarcazione della Sea Shepherd, un’associazione a difesa degli animali marini. A bordo, in veste di cuoco, che poi è il mio lavoro, mi piacerebbe raccogliere idee e materiale per trasformarle in un libro, e perché no in un romanzo; magari inserendo anche delle mie ricette. A seconda della missione, potrei raccontare del destino dei globicefali delle isole Faroe, del pericolo di estinzione delle balene nel Mediterraneo, delle tartarughe nell’Adriatico, etc. Certo è che dovrei rifare il piede marino, per il resto invece sarei a mio agio: in cambusa ci sono solo ingredienti di origine vegetale, come quelli della mia cucina. Perché difendere un delfino e non un’orata!? Il mare e la sua fauna sono in pericolo, ma lo è anche l’uomo. Spesso dimentichiamo che il mare, grazie ai suoi microrganismi, costituisce il secondo polmone essenziale per la produzione di ossigeno – senza il mare non ci sarà più ossigeno. Non vorrei essere nefasto ma almeno coerente con le mie scelte. Perché si tratta proprio di questo … di scelte! Quelle che compiamo in ogni singolo gesto; c’è chi pensa che da soli non si possa far nulla per migliorare le cose, e ne sono consapevole, tuttavia credo che la prima scelta da compiere sia quella di decidere da che parte stare: da quella della causa o da quella della soluzione.
Ringrazio i lettori di RIW e naturalmente voi.
interview: www.RIWmag.com
photo: courtesy Giuseppe Ammendola