A cura di METEOEVENTI
Bentornati amanti del meteo, ma soprattutto amanti del windsurf.
Ogni volta che pensiamo di prendere la nostra attrezzatura per un’uscita cerchiamo le condizioni ottimali ed in particolare lui, Eolo.
Ma se Eolo non ci fosse di persona e delegasse qualcuno al suo posto che possa comunque darci la possibilità di planare?
“Oggi non posso proprio esserci per un impegno in un’altra località, ti mando Garbino al posto mio ti va bene?”
Beh sicuramente ciascuno di noi penserebbe “e chi se ne frega, basta che ci sia vento!!!”
Ecco il motivo di questo nuovo articolo. Faremo una carrellata sui principali delegati del dio del vento, ovvero i venti tipici di alcune località italiane e legati non solo all’arrivo di perturbazioni (Eolo in persona), ma anche alla conformazione del territorio e alle interazioni tra l’energia e il suolo.
Faremo quindi una panoramica sui venti locali, cosa sono, che nome hanno e come hanno origine.
In questa carrellata tralasceremo quello che comunemente è considerato il re dei venti nel Mediterraneo, ovvero il Maestrale, in quanto di lui abbiamo già parlato in un precedente articolo su RIW.
I venti più comunemente surfati: le brezze
Sono loro che ci accompagnano più spesso nelle nostre uscite estive, perché legate alla formazione locali di zone di alta e bassa pressione che costringono il vento a soffiare nell’una o l’altra direzione. Ma perché accade ciò?
Durante le ore successive all’alba, quando il Sole, fonte di energia primaria, inizia a salire verso lo Zenit, la superficie terrestre si riscalda ed immagazzina una certa quantità di calore, diversa da quella immagazzinata da una superficie di acqua (mare o lago).
Diciamo che durante il giorno la terra ferma si riscalda molto di più rispetto alla superficie di acqua a causa delle loro diverse proprietà termodinamiche intrinseche.
Di conseguenza, l’aria a contatto con la terra diventa più calda e, quindi, più leggera. Comincia qui la genesi della brezza di mare. Infatti, sulle zone interne costiere si instaurano dei moti convettivi (ovvero diretto verso l’alto). Questo moto d’aria diretto verso l’alto richiama aria dal mare (la brezza di mare appunto) che va a sostituire quella porzione d’ aria rimossa dal movimento convettivo.
Questo processo viene intensificato, inoltre, dal fatto che l’aria sovrastante la superficie acquosa è più fredda o meglio meno calda e quindi più pesante.
Ecco che si crea una circolazione locale caratterizzata da una zona di bassa pressione sulla terra ferma e di alta pressione sulla superficie acquosa.
Al suolo questo si traduce nella brezza di mare che comincia normalmente verso le ore della tarda mattina/primo pomeriggio.
Di notte avviene esattamente l’opposto, ovvero la terra ferma si raffredda più rapidamente della superficie acquosa e la circolazione che viene a formarsi localmente è spinta da una zona di alta pressione sulla terra ferma e di bassa pressione sull’acqua. La traduzione di questo si ha nella brezza di terra che comincia a soffiare durante le ore serali.
Le brezze di mare e di terra si generano durante il giorno e la notte a causa della ripartizione dell’energia tra la terra ferma ed il mare
Analogo fenomeno locale sono le brezze di lago, sempre originate dal diverso riscaldamento della superficie terrestre rispetto al lago, ma al quale si aggiunge la diversa partizione dell’energia tra le montagne circostanti e la valle all’interno della quale viene ospitato lo specchio d’acqua.
Bene, durante il giorno le sommità delle montagne ma soprattutto i loro versanti ricevono una quantità di energia diversa a seconda della loro esposizione. In questo modo si originano nuovamente zone di alta e bassa pressione locali che alimentano ulteriormente il fenomeno delle brezze.
Il vento caldo e secco delle Alpi: il Favonio (Foehn)
Tale vento appartiene alla tipologia dei venti di caduta e si manifesta più frequentemente in autunno e primavera. Esso è un vento caldo e secco, che si origina a causa dell’interazione di una massa di aria umida con le Alpi.
Quando l’aria carica di umidità incontra la barriera alpina, inizia a seguire i versanti sopravvento perdendo via via la propria umidità per condensazione (l’aria umida, raffreddandosi, condensa). Una volta arrivata sulla sommità delle montagne, l’aria comincia a scendere lungo i versanti sottovento subendo un’accelerazione e, poiché è priva della sua iniziale umidità, è anche più calda (a volte anche di 15/20 °C).
Dinamica di formazione del Favonio.
Anche il Favonio può raggiungere (come il Maestrale) velocità ragguardevoli che possono arrivare sui laghi alpini a oltre gli 80 e a volte anche i 100 km/h.
A causa della perdita di umidità, l’aria presente su una zona interessata dal Favonio risulta pedicolarmente tersa e limpida.
Evento di Favonio del 30 agosto 2006. Da notare l’aria limpida in Italia mentre un muro di nubi oltralpe (muro del Foehn).
Il vento dell’Appennino: il Garbino
Parlando di venti di caduta eccone un altro tipico delle zone adriatiche di Emila Romagna, Friuli, Veneto, Marche ed Abruzzo più frequente nelle stagioni autunnale e primaverile.
Di provenienza sudovest (direzione da libeccio) ha origine ancora una volta dall’interazione di masse d’aria per lo più umide con un ostacolo che, in questo caso, non sono più le Alpi, ma l’Appennino.
Le caratteristiche del Garbino sono molto simili a quelle del Favonio, ma meno importanti avendo l’Appennino quote nettamente inferiori alla catena alpina.
E’ quindi un vento meno caldo, leggermente più umido del Favonio e le sue velocità sono meno importanti (raffiche fino ai50 km/h).
Il vento freddo dell’Adriatico: la Bora
Ecco un altro vento di caduta ma in questo caso i meccanismi di formazione sono diversi.
La sua direzione è da nordest (direzione da grecale) ed è tipica principalmente dei mesi invernali sulle regioni dell’alto-medio Adriatico.
Si origina quando aria fredda polare staziona sulle regioni orientali europee producendo un consistente raffreddamento dell’aria presente sulle montagne dell’altipiano carsico.
Tale massa d’aria fredda e densa può subire per questioni puramente bariche (ovvero legate a particolari configurazioni di pressione al suolo) uno spostamento verso le regioni marittime.
In questo caso immaginate questa massa d’aria fredda che scivolando lungo i pendii alpini e, accelerando repentinamente a causa della sua alta densità, raggiunge le regioni dell’alto Adriatico con raffiche che possono arrivare oltre i150 km/h.
La bora viene inoltre distinta in bora chiara quando si presenta con condizioni di bel tempo o bora scura quando è accompagnata da cielo nuvoloso e anche precipitazioni.
Nelle prossime puntate non mancheremo di descrivere ancora meglio questi venti del Mediterraneo, magari legandoli ad eventi specifici da voi segnalati.
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photo courtesy: METEOEVENTI
text: www.RIWmag.com