Sinceramente è davvero difficile riassumere il Windsurf Grand Slam 2016. Delle edizioni seguite finora probabilmente questa è stata la più complicata e discussa per via di tutti gli inconvenienti accumulatisi in questa occasione.
Abbiamo già parlato dello scontro tra AICW e freestylers per via del campionato di freestyle previsto al Pier e annullato una settimana prima del suo inizio.
Poi il meteo e il vento hanno reso le cose ancora più difficili: nella prima metà della settimana l’anomalo caldo umido non ha permesso all’Ora di poter concludere il tabellone slalom, e così quando si è deciso di provare a sfruttare anche il Peler per portare a termine la missione slalom, (vento inizialmente escluso dal programma proprio per la sua complessità sullo specchio d’acqua di Torbole) il vento stesso si è beffato di tutti obbligando tutte le parti coinvolte ad alzarsi la mattina presto e a entrare in acqua per tutto il giorno fino alla sera senza permettere di concludere di fatto l’obiettivo prefissato.
Completare le regate di Formula e Raceboard invece è stato per fortuna più semplice.
I locals assicurano che una settimana così sul Garda è davvero eccezionale, e che sulla carta c’erano tutti gli elementi per essere sufficientemente tranquilli per portare a casa un evento di successo.
E così, come spesso accade nel mondo del windsurf, fino a quando c’è vento le cose funzionano più o meno da sole visto che in acqua si riescono a focalizzare le proprie energie e poi quando si rientra a terra si ha la capacità di vedere tutto più serenamente e positivamente.
Ma se il vento manca aumenta quella tensione fisiologica legata all’attesa vana e con quella aumentano anche le discussioni.
Una settimana di evento è troppo lunga o con tutte le discipline in gioco è la durata minima?
Una settimana di esposizione negli stand ha il ritorno sperato dalle aziende?
Una settimana di presenza contemporanea obbligata per tutte le discipline è troppo dispendiosa e dispersiva o si possono dividere i relativi periodi?
Come introdurre un montepremi? Come abbassare le tasse di iscrizione?
Come interpretare la completa assenza dei freestylers dall’assemblea generale annuale AICW?
Con 9 iscritti annullare il campionato di freestyle era davvero l’unica soluzione possibile?
Volendo rimanere super partes come nostra abitudine ci permettiamo di condividere con i lettori i dubbi sollevati durante la scorsa settimana dagli addetti di settore, ma non ci permettiamo di sbilanciarci ne’ da una parte né dall’altra … e sapete perché’? Per diplomazia? Per convenienza?
No! Niente di tutto ciò!
Infatti solleviamo queste domande convinti che possano essere spunti interessanti per migliorare il livello del nostro amato sport e dei suoi eventi sul territorio italiano, ma di puntare il dito proprio non ce la sentiamo.
Senza voler difendere nessuno, RIWmag nella stampa come gli organizzatori negli eventi, sappiamo per esperienza che giudicare e criticare restando alla finestra è alquanto semplice … e in tutta onestà in Italia la tuttologia è spesso dietro l’angolo pronta a dilagare … al di là degli errori e dei limiti commessi da ognuno però ci permettiamo di sottolineare il coraggio e il sacrificio di chi preferisce scendere in campo per fare qualcosa …
Il modello/attore/coach americano Greg Plitt una volta disse: «I failed is ten times more of a man than someone who says what if, cause what if never went to the arena”.
Pur nella sua semplicità della lingua inglese la traduzione letterale in italiano di questa frase è alquanto complessa. Cercando di trasmetterne il senso potremmo affermare che: chi ci prova assumendosi il rischio di sbagliare è dieci volte più coraggioso di chi si ferma al piano delle ipotesi senza ne’ agire ne’ decidere, perché’ chi si ferma al piano delle ipotesi di fatto non è mai sceso nell’arena, ovvero non ci ha neanche provato per paura di sbagliare.
Ribadiamo la nostra neutralità ma dopo tutte le discussioni in cui siamo stati coinvolti, in cui abbiamo cercato di mediare e dopo tutti i commenti che abbiamo letto sul web ci sembra fondamentale evidenziare il coraggio e l’impegno di chi ci prova ancora.
Dal nostro umile punto di vista piuttosto abbiamo l’impressione che di fondo ci sia un gap comunicativo in cui le parti in gioco tendano a usare solo la ragione per confrontarsi.
L’uso della ragione è sempre fondamentale ma da sola aiuta a costruire delle vere e proprie strutture dialettiche in cui il rischio è quello di convincersi che la propria posizione sia più giusta rispetto a quella degli altri.
Ci scusiamo con i lettori psicologi se ci stiamo muovendo in un campo che non ci compete e se stiamo esprimendo eventuali inesattezze, ma quello che ci preme dire è che a nostro modesto avviso in questo modello potrebbe mancare un elemento importante per poter trovare una soluzione valida e accettabile da tutti … uno slancio del cuore!
Attenzione, lungi da noi l’affermare che gli interessati non ci mettano impegno e passione. Che impegno e passione siano il motore di tutti è di un’evidenza macroscopica! Anzi, qualcuno forse a forza di impegno e sacrifici ha rischiato persino di consumare la propria passione!
Ma qui la domanda è: si vuole davvero trovare una soluzione o si preferisce tornare tutti a casa?
Basta deciderlo e basta dirlo ma bisogna farlo davvero e avere il coraggio delle proprie azioni …
Nel primo caso, ovvero se si vuole davvero trovare una soluzione, secondo la nostra esperienza sono lo slancio, la generosità ed il coraggio del cuore che permettono di saltare al di là del fosso di molte discussioni per poter immaginare cosa prova chi ci sta di fronte … senza dargli per forza ragione, ma semplicemente per capire profondamente che cosa ci stia chiedendo … e per poi tornare nella propria posizione, di nuovo al di qua del fosso e in tutta onestà chiedersi che cosa si possa davvero fare per poter realizzare ciò che si ritiene davvero fondamentale nel rispetto di tutti …
Lo sappiamo, facile a dirsi ma da realizzare è davvero complicato … così complicato che spesso ci si deve trovare di fronte a situazioni estreme come il pericolo di vita o essere in punto di morte per poter scoprire questo slancio del cuore …
Certo, se questo sforzo viene promosso solo da una parte allora non ci può essere soluzione.
Questo sforzo di cuore va fatto da entrambe le parti, è un gioco di equilibrio … come quando ci si appende alla nostra vela e dobbiamo giocare con i millimetri della posizione del nostro corpo, con la comprensione e anticipazione della forza delle raffiche sulla vela e con la fede di chi ci prova anche se consapevole che non esista una regola matematica perfetta per dominare tutti questi parametri … ma qui siamo tutti windsurfisti non per caso, giusto?
Roberto Benigni (famoso personaggio pubblico che può piacere o meno) non tanto tempo fa dichiarò qualcosa che a nostro avviso è una fondamentale verità : « l’amore è saper dare quello che non si ha ».
Siamo sicuri che in particolare i lettori genitori capiranno bene la profonda verità di questa frase.
Ebbene in un periodo di evidente crisi del windsurf agonistico italiano come questo, in cui quello che si è già dato è tanto e sembra non bastare, forse quello che manca ancora è proprio questo slancio di cuore, per riuscire a trovare quello che si credeva di non avere più o di non avere mai avuto.
Concludiamo con un sincero ringraziamento a tutti coloro che si sono messi in gioco durante questo Windsurf Grand Slam:
l’AICW tutto per il suo impegno e sostegno,
il Circolo Surf Torbole nella persona del suo presidente Armando Bronzetti e di tutto il suo staff per tutte le risorse messe a disposizione,
tutti gli sponsors che hanno creduto e sostenuto l’evento,
tutti gli atleti che hanno gareggiato e si sono espressi con una dialettica costruttiva,
ZZSurf per il suo bellissimo takeover con cui ha accompagnato il nostro sito web durante questa settimana,
tutti gli inserzionisti di RIWmag per credere e sostenere il nostro progetto di informazione di settore,
il media team coordinato da Manuel NssTeam per la piacevole e divertente convivenza durante tutta la settimana,
tutti i lettori che ci seguono con attenzione e pazienza,
tutti i praticanti che diffondono con passione il nostro amato sport!
PS: ci scusiamo con i lettori Credenti se nel titolo abbiamo citato una frase dalle Sacre Scritture, ma lo abbiamo fatto in tutta onesta’ e con profondo rispetto.
text: www.RIWmag.com
photo: Paolo Montanari