ANALISI CINEMATICA DEL “PUMPING” NELLA DISCIPLINA DEL WINDSURF
20 luglio 2010: il nostro Nicola Nazionale si laurea in Scienze Motorie. Ovviamente noi di RIWmag non potevamo non curiosare nel contenuto della sua tesi. Ladies and Gentlemen ecco a voi il Dott. Spadea! (prima parte, qui la seconda parte)
Nicola Spadea:
“Scopo della tesi
L’idea di realizzare questo lavoro di tesi nasce dalla mia grande passione per tale disciplina e dalla constatazione che in letteratura sono presenti pochissimi articoli scientifici che trattano lo sport della tavola a vela (“Windsurf”) che possono spiegare in maniera più scientifica aspetti biomeccanici.
La necessità di studi biomeccanici è evidente qualora si voglia rispondere a domande quali:
E’ possibile definire un “giusto” movimento delle braccia nella manovra denominata pumping che consente al surfista di “prendere aria”? Che differenza c’è tra un movimento eseguito con un impugnatura pressoché uguale all’ampiezza delle spalle, uno con impugnatura inferiore all’ampiezza delle spalle ed uno con impugnatura superiore? Quale di queste tre impugnature è la più proficua?
Come detto, su questa particolare disciplina sono stati scritti pochi lavori scientifici e questo deriva dal fatto che è sport olimpionico da soli ventisei anni per la categoria maschile e diciotto per la categoria femminile. La maggior parte degli studi già effettuati e presente sul motore di ricerca scientifico “pubmed” hanno riguardato: meccanismi di infortunio nel windsurf, correlazione tra frequenza cardiaca e performance durante competizioni, richiesta fisiologica della pompata nella disciplina olimpica RS:X , domanda psicologica richiesta all’atleta dovuta alle nuove attrezzature della disciplina olimpica le quali richiedono una diversa tecnica di conduzione interessando gruppi muscolari diversi.
Photo: Pietro SimeoneIn questo lavoro di tesi ho effettuato un’analisi cinematica del pumping, studiando riprese effettuate direttamente sul campo di gara con l’ausilio del programma di analisi video “dartfish”. Il pumping è un gesto tecnico eseguito dal conducente della tavola a vela per aumentare la sua velocità di andatura. Questo gesto tecnico è fondamentale in condizioni di vento leggero in cui la forza propulsiva del vento non è sufficiente per raggiungere una buona velocità e può essere quindi decisivo in competizioni che si svolgono in condizioni meteo-marine calme e medie, o nel caso in cui durante la competizione il vento calasse (sempre che non scenda sotto i limiti di regata che variano da disciplina a disciplina, in questo caso la competizione verrebbe sospesa), o ancora per raggiungere più rapidamente la velocità di picco dopo una strambata o una virata (manovre di cambio mura, direzione, nelle quali si perde velocità), o alla partenza di una gara a percorso quando si aspetta in acqua in una situazione quasi di stallo la fine del count down che indica l’inizio della competizione e la possibilità di varcare la linea di partenza tra la barca giuria e una boa (chi riuscirà ad arrivare più veloce sulla linea di partenza in concomitanza col suono della tromba d’inizio sarà poi in vantaggio durante il percorso). Il pumping viene eseguito in tutti i livelli del windsurf e in tutte le sue discipline, in ciascuno di questi può variare di durata, intensità, numero di ripetute e leggermente d’esecuzione ma il fine è sempre lo stesso: aumentare la velocità della tavola creandosi il vento con dei movimenti eseguiti con la vela.
Photo: Pietro SimeonePossiamo suddividere l’esecuzione di questo movimento in due grandi fasi: posizione di partenza e contrasto della vela.
1) La posizione di partenza del pumping è quella di una normale andatura in windsurf in dislocamento o planata che sia, ovvero una posizione eretta del corpo impegnata a bilanciare la forza della vela, le braccia semiflesse e i piedi disposti nella zona della tavola che va dal piede d’albero alla fine della poppa a seconda dell’intensità del vento, della velocità della tavola e delle dimensioni della vela.
2) Durante le varie andature con il peso del corpo e con l’impiego di forza muscolare si tende a contrastare la forza che la vela esercita nella direzione del vento. Nella prima fase del pumping questo contrasto viene interrotto per seguire la vela in questa direzione estendendo al massimo le braccia. Quest’azione viene accompagnata dalle spalle e dalla testa che seguono la distensione delle braccia in avanti e viene bilanciata dal bacino che simultaneamente all’avanzamento di spalle e testa si sposta all’indietro. Raggiunta l’estensione massima delle braccia inizia la seconda fase del pumping, ovvero un nuovo contrasto della vela creato dalla flessione delle braccia supportate da un repentino sbilanciamento all’indietro di testa e spalle mentre il bacino si sposta in avanti. Quando la flessione della braccia raggiunge il suo culmine si ricomincerà con un nuovo “ciclo di pumping” e così via.
In tutto ciò giocano un fattore determinante le capacità propriocettive del windsurfista, la sua capacità di analizzare a livello del sistema nervoso centrale tutte le informazioni provenienti dall’esterno: intensità del vento, posizione della tavola, posizione di partenza del corpo all’inizio del gesto tecnico ed inoltre l’abilità nel saper leggere il vento e capire da quale direzione arriverà e in quale area per più tempo e con maggior forza.
Grazie a questo lavoro mai eseguito prima sono stati descritti tre diversi tipi di impugnatura durante la pompata, considerando la velocità angolare del movimento delle braccia (prendendo come riferimento la spalla, il gomito e i polsi), la velocità del windsurf e il numero di pompate al minuto considerando la massima estensione delle braccia.
Tutto ciò è stato reso possibile grazie al suddetto “dartfish”, il programma di analisi video messo a disposizione dall’Università degli studi di Cassino, ed alla coordinazione di uno staff tecnico per la realizzazione delle riprese ottenute con non poche difficoltà. Essendo la tavola a vela uno sport acquatico è stato necessario l’utilizzo di materiale subacqueo, il supporto di un’apposita imbarcazione che non generasse troppe onde per seguire più da vicino l’esecuzione del gesto tecnico e l’utilizzo di altri metodi alternativi per ottenere filmati da diversi punti di vista.
Il movimento del pumping è stato ripreso simultaneamente da tre differenti angolature grazie alla coordinazione di tre telecamere poste avanti, dietro e sopra il windsurfista.”
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