A cura di METEOEVENTI
Eccoci di nuovo insieme a proseguire la nostra avventura e continuiamo con la nostra storia: la meteo e le sue relazioni con l’energia.
Nella scorsa puntata abbiamo visto insieme come viene generato il vento e come esso sia l’espressione di una trasformazione fisica che porta l’energia a manifestarsi in diverse forme
Continuiamo quindi a cercare queste manifestazioni con le quali la Natura mostra a noi umili windsurfer la sua potenza. Parliamo quindi di MARE.
Ritorniamo un attimo indietro. Parlavamo di vento giusto? Beh una volta generato il vento, esso soffia su superfici terrestri o marine. L’interazione con le superfici terrestri genera molto spesso fenomeni locali che si manifestano, ad esempio, in nubi più o meno spettacolari, mentre il suo spirare sul mare costituisce la genesi di moti ondosi più o meno intensi ed onde più o meno alte.
Beh come piace a noi rimaniamo ben saldi con i piedi per … sulla tavola ed analizziamo quest’ultimo aspetto.
A determinare lo stato del mare sono tre fondamentali caratteristiche del vento: la sua velocità, il fetch, ovvero la porzione di mare sulla quale il vento soffia approssimativamente costante in velocità e direzione, la durata, quindi per quanto tempo lo stesso vento soffia su un particolare fetch.
I meccanismi che formano un’onda da una superficie inizialmente in quiete sono essenzialmente due:
1. Form drag
2. Frictional drag
Una volta formata l’onda, il vento che vi soffia sopra può continuare a farla crescere. Infatti, tra due onde si viene a creare una turbolenza ed i fenomeni fisici che intervengono nella crescita dell’onda sono principalmente due:
1. Form drag avviene quando la turbolenza all’interno dell’onda crea una zona di bassa pressione nella zona sopravvento. Ciò permette la crescita in altezza della parte avanzata della cresta dell’onda.
2. Frictional drag avviene per la formazione di una zona di alta pressione nella zona sottovento.
La turbolenza creata nella formazione di onde crea zone di alta e bassa pressione.
Praticamente quel che avviene è che la cresta dell’onda cresce mentre la concavità si abbassa.
L’onda termina la sua crescita quando la velocità del vento e la velocità dell’onda si eguagliano in quanto le forze di compressione ed espansione 1. e 2. non trovano più fonti energetiche di alimentazione. Così se un’onda entra in un’area dove il vento soffia ad una velocità inferiore alla velocità dell’onda, tale vento non avrà effetto sull’onda. Al contrario se l’onda entra in un’area con vento maggiore della velocità dell’onda, allora l’onda è destinata a crescere.
Il fetch può variare per diversi motivi tra i quali i principali sono :
a. cambio di direzione del vento – tipico durante il passaggio di un fronte caldo o freddo meteorologico (ciò può favorire l’attenuazione del moto ondoso);
b. cambio di intensità del vento – all’interno della stessa figura meteorologica.
Fetch definisce le aree potenziali di generazione o di sviluppo in altezza delle onde.
Le dimensioni del fetch, quindi, hanno un grosso impatto sulla crescita di un’onda in quanto determinano quanta energia è disponibile all’interno di un’area di generazione di onde. All’interno di un fetch è possibile determinare una direzione prevalente del vento, ma possono sussistere anche delle piccole variazioni. Ciò si traduce in onde più piccole che si propagano verso i bordi laterali del fetch, mentre i venti predominanti generano onde più grosse che escono dal fetch nella zona sottovento.
Un fetch stretto ha come risultato delle onde meno grosse per effetto della minore interazione tra di esse (trasferimento di energia tra le onde). Il trasferimento di energia tra le onde aiuta la crescita maggiore di esse ed è per questo che fetch larghi hanno come effetto la produzione di onde più alte.
La lunghezza di un fetch ha l’effetto di incrementare l’altezza dell’onda che può quindi crescere o per intensificazione del vento nello stesso fetch, oppure per aumento della lunghezza del fetch.
Fetch stretti e larghi hanno un diverso impatto sulla formazione delle onde.
Da quanto detto si può così intuire come i forti venti associati ad un temporale generino onde caotiche non aggregate, in quanto il vento che le alimenta è sì molto intenso, ma agisce su un fetch molto limitato e con un’altrettanta durata limitata. Invece, le onde generate da cicloni tropicali o extratropicali, questi ultimi quelli che interessano il mare nostrum, nonché da venti locali ma di durata a volte anche molto lunga (come il maestrale), possano generare mareggiate più organizzate con onde lunghe e alte.
Moto ondoso caotico creato dai forti venti associati ad un temporale.
Moto ondoso regolare con onda lunga tubante effetto di venti di maestrale con fetch e durata ampi.
Vento ed onde sono quindi parenti molto stretti, potremo dire fratelli e come tali litigano, giocano e si amano. Dal loro umore dipendono la nostra sicurezza in mare, ma anche il nostro divertimento.
Have fun and take care with METEOEVENTI!!!
photo courtesy: METEOEVENTI
text: www.RIWmag.com