In occasione della Wind Techno Cup di Coluccia il corrispondente T293 di RIWmag, Davide Monge, ha incontrato Roberto Pierani, allenatore della SEF Stamura di Ancona. Nell’attesa che il vento raggiungesse l’intensità necessaria allo svolgimento delle prime batterie dello slalom Davide ha posto alcune domande a Roberto sulla sua attività di coach e sulla classe Techno 293.
Roberto, puoi fare un bilancio sulla stagione 2017 di Coppa Italia fin qui disputata?
Sono ragionevolmente soddisfatto dei risultati ottenuti dai miei ragazzi. Per la prima volta, da quando alleno alla Stamura, seguo due squadre con calendari quasi del tutto separati. I più anziani, nati nel 2000 e nel 2001, sono impegnati nella classe RS:X, e non solo. Giorgia (Speciale), che ormai è in condivisione con la Nazionale, quando è ad Ancona si allena con me, quando è ai raduni con Mauro Covre. Altri tre sono aggregati alla Nazionale: Michele Ricci, Riccardo Borghi e Carlo Cipriani. Ho avuto il piacere di seguire Michele e Riccardo all’Europeo RS:X a Marsiglia; con Carlo e Giorgia hanno poi partecipato ai Mondiali a Torbole. Inoltre Carlo, Michele e Giorgia seguono il programma YOG (Youth Olympic Games) con il Plus: parteciperanno pertanto ai Mondiali di Quiberon.
È una stagione molto impegnativa, che tra raduni, regate e altri impegni con la Nazionale li tiene lontani da casa circa 100 giorni all’anno. E quando tornano ad Ancona hanno la settimana piena: quattro allenamenti con me in acqua e almeno tre sedute in palestra. Questo è il ritmo dell’RS:X: se non lo segui resti sicuramente indietro.
Hai avuto ragazzi che hanno abbandonato con il passaggio di classe?
Un ragazzo del 1999, Paolo Bonazza, ha interrotto per fare un anno di studio all’estero: ora è tornato e mi aiuta al circolo, in attesa che riprenda la tavola … Ma l’asticella in RS:X è alta: i ragazzi devono essere molto convinti e il percorso di avvicinamento non può che iniziare dai Cadetti.
Quanti cadetti avete alla Stamura?
A questa regata ho portato tre CH4; non ho CH3. I miei collaboratori al circolo stanno lavorando, molto, con la scuola vela. I corsi durano una settimana, dalle 9.00 alle 17.00. Diamo la possibilità ai partecipanti di scegliere tra derive (Optimist) e tavole. A chi prosegue viene proposta la Techno. Mi auguro di riuscire a fine stagione a mettere insieme una squadretta di 10/15 ragazzi, possibilmente cadetti (ma anche esordienti, che per la prima prova nazionale del prossimo anno avrò già fatto andare sulla 5.8 o 6.8 o 7.8): avvieremo così un nuovo ciclo che ci porterà, all’inizio del 2018 e dopo l’abbandono di chi avrà preso freddo d’inverno, ad avere una flotta di 7/8 nuovi atleti, che è il numero perfetto.
L’importante, per me, è avere squadre omogenee: oltre alla squadra di RS:X il circolo ha una squadra Techno composta da quattro Under 13, un Under 15, un Under 17 e tre CH4. Devo gestire gli allenamenti in maniera che le velocità non siano troppo diverse. I ragazzi escono tutti insieme in acqua e sono capaci di gestire tranquillamente fino a 20 nodi. Si allenano a coppie sullo stesso percorso; può variare il numero di giri. L’allenatore deve mantenere un’attenzione costante, ma una linea con dieci ragazzi è preferibile, più “allenante”. I miei cadetti sono bravi e danno filo da torcere sul posizionamento ai più grandi.
Alle regate sei da solo o ti accompagna qualche altro adulto?
Ci tengo a tenere la squadra sempre con me, ma sono aiutato da qualche genitore. Sono davvero forti, e non lo dico per piaggeria, e insostituibili, soprattutto quando si creano certe situazioni (un ragazzino si fa male o sta male) che possono creare serie difficoltà.
Quali sono gli impegni di Pierani e dei suoi allievi?
Alleno dal martedì alla domenica; sabato e domenica facciamo due turni, al mattino e al pomeriggio. I ragazzi sono impegnati in quattro allenamenti settimanali. Devono essere in acqua alle 14.30: escono da scuola e scendono al circolo mangiando un panino. Alle 16.30 escono dall’acqua, disarmano e vanno a casa a studiare. Lo fai solo se sei davvero motivato.
Oltre alla scuola vela la Stamura ospita raduni e selezioni. L’ultima selezione, a livello regionale, è stata fatta per il Trofeo Coni: la finale si svolgerà a settembre a Senigallia e coinvolgerà i nati nel 2003, 2004 e 2005. Noi abbiamo selezionato Alessandro Graciotti, che dopo tre prove ha prevalso su Pierenrico Mariotti al fotofinish. È stato un confronto serrato a cui hanno partecipato anche i ragazzi di Fano: questi ultimi sono stati penalizzati dall’obbligo di usare la 5.8, dal momento che adoperano già la 6.8. Fortunatamente io ho 2005 davvero tosti e forti …
Quest’anno partecipiamo a tutto il calendario nazionale. Abbiamo inoltre un calendario zonale e uno interzonale, il Circuito del Medio-Adriatico, che prevede regate in X e XI zona (Romagna e Marche), con due belle tappe già svolte a Ravenna e Cattolica e a seguire le tre regate marchigiane a Fano, Porto Recanati e Ancona.
Mi dispiace molto non accompagnare i ragazzi alle regate internazionali in Francia. Oltre che un piacere queste rappresentano anche un’importante possibilità di arricchimento professionale, in cui un allenatore può aggiornarsi sulle novità tecniche relative alle attrezzature e sulle nuove metodologie d’allenamento.
I tuoi ragazzi escono anche con altre tavole?
Chi sì chi no. In windsurf abbiamo la necessità di fare un’intensa attività in acqua: uscire anche con altre tavole non fa male di sicuro. Io spesso li alleno in percorsi slalom, con partenze in traverso o nei percorsi utilizzati nelle medal race.
Non vedo una reale contrapposizione con le derive: i percorsi sono i medesimi e anche le regole, salvo minime differenze, sono le stesse. Anzi: oggi molte derive si stanno avvicinando alla caratteristiche delle tavole, sempre più plananti, più fisiche e divertenti. In un certo senso noi siamo una deriva che rappresenta l’avanguardia delle derive.
La sinergia con gli Optimist è comunque forte all’interno del mio circolo. Io raccolgo un determinato target di ragazzi che difficilmente salirebbero su una deriva, perché hanno un carattere diverso. Quindi inquadrare questi ragazzi in un’attività con la Techno (che è una tavola fantastica a un prezzo molto abbordabile), a un livello da zonale a nazionale secondo le capacità, secondo me è una gran cosa. Senza escludere la possibilità di ripensamenti o di scelte multidisciplinari.
Illustraci la tua idea di organizzazione dell’attività agonistica.
Un’attività così strutturata per forza di cose ha bisogno di più persone e diventa impegnativa per il circolo. Le due squadre hanno le loro esigenze, che s’intrecciano con gli impegni scolastici; e a sua volta la scuola di vela richiede un grande impegno. E la situazione si complica nella stagione estiva. Per dare continuità al movimento credo sia necessario mettere su una struttura articolata, con persone e ruoli definiti: le scelte strategiche devono essere prese dal consiglio direttivo del circolo, mentre il direttore sportivo funge da interfaccia tra consiglio direttivo e settore tecnico.
L’allenatore deve essere un professionista, adulto, disponibile e competente. Ci sono circoli che non ce la fanno a permettersi istruttori professionisti e strutture adeguate e che non riescono a supportare gli atleti più meritevoli neppure con piccoli contributi.
Sono consapevole del fatto che si tratta di un discorso impegnativo da gestire, ma d’altra parte noi siamo in concorrenza con gli altri sport. Vincono le società meglio strutturate: i genitori decidono di mandare i figli in una società piuttosto che in un’altra sulla base del progetto educativo e della capacità organizzativa. È inutile che insegniamo ai ragazzi tattiche e strategie di regata evolutissime se sappiamo che a 15 o 17 anni abbandoneranno la vela. Allora basterebbe mandarli in acqua e farli divertire con le planate. Bisogna lavorare per realizzare una filiera che serva a portare avanti i ragazzi. Tutto questo è impegnativo per la società e ha un costo. Richiede un impegno concreto.
Ritengo che l’eccellenza debba essere supportata a livello zonale. I circoli che non riescono a strutturarsi dovrebbero garantire un percorso interno fino all’Under 15, mentre dovrebbero coordinarsi a livello zonale per gli Under 17 e RS:X. In Adriatico, come in Liguria e in altre zone d’Italia, c’è una linea ferroviaria che corre lungo tutta la costa, che favorirebbe gli spostamenti di atleti di pari età verso i circoli selezionati per il loro allenamento.
Mi piacerebbe che ci fosse una progettualità che superi l’attuale impasse, che riscontro a livello di diffusione della classe. Non si tratta di crisi. Siamo cresciuti tanto. Nel 2010, quando sono arrivato in questo mondo, c’erano duecento tesserati e oggi sono più che raddoppiati; anche i circoli si sono moltiplicati. La bontà del progetto e delle nostre realizzazioni è testimoniata dal fatto che siamo l’unica classe velica in espansione. Ma tutto ciò richiede una vera struttura, che non si basi solo sulla buona volontà delle persone. Bisogna vedere un po’ più avanti del nostro naso. Domandarsi dove vogliamo andare, verificare se ci sono problemi e di quale natura, mirando a una ancora maggiore diffusione e a un costante miglioramento. Bisogna diffondere la classe sul territorio non più a macchia di leopardo ma capillarmente; bisogna far crescere tecnicamente i nostri ragazzi anche attraverso la collaborazione tra circoli. Per quanto riguarda l’attività internazionale sarebbe necessario coordinarci in maniera sempre più efficace: lo stiamo facendo, ma dobbiamo continuare a farlo in maniera migliore.
Il progetto di avere anche nel Techno un gruppo di ragazzi d’eccellenza, che venga allenato in una certa maniera per gli eventi internazionali, non è, per me, una sciocchezza. Ci sono ragazzi che potrebbero crescere molto se solo fossero supportati, oltre che dal circolo, anche da uno staff superiore, zonale o nazionale, con un programma ad hoc. Diverrebbe anche un discorso molto motivante: entrerebbero a far parte di una squadra di classe solo i migliori quattro maschi e le migliori quattro femmine del ranking. Per merito e al di là delle disponibilità economiche. Le trasferte internazionali rappresentano per me un’acquisizione di consapevolezza e d’indipendenza e un’occasione di crescita notevolissima. In questo senso io favorirei la partecipazione di chiunque, ma non trascurerei il fatto che l’obiettivo è la vittoria. E noi ci confrontiamo con realtà spesso più strutturate, che giungono facilmente a medaglia: Francia e Israele come sono strutturate, che budget hanno, quanto persone vi si dedicano?
Noi dobbiamo partire da un progetto, neppure faraonico, ma basato sulle risorse disponibili.
I prossimi Campionati nazionali giovanili si faranno in Calabria, dove non ci sono tesserati. Spero che questa scelta sia produttiva e segni l’avvio dell’attività in Techno in quella zona. Purtroppo non tutti i precedenti sono confortanti in tal senso. A Dervio la classe è stata accolta ottimamente e si sono svolte delle bellissime prove, ma il ritorno promozionale è stato praticamente nullo. Così a Trieste, dove moltissimi ragazzi vanno in deriva ma, con l’esclusione di Marina Julia, non ci sono altri circoli interessati ad avviare scuole di windsurf. A Napoli, fortunatamente, sono partiti Montuoro e Giannini. Così succede che dei circoli senza attività in windsurf mi chiedano di ospitare regate. Io spiego loro che prima devono progettare un’attività di scuola anche con tavole Techno e con il tempo arrivano anche le regate.
Organizzare gare dove non c’è cultura del windsurf è un po’ come seminare nel deserto. Per questo sono ritornato volentieri a Coluccia e in Sardegna: qui il terreno è tra i più fertili.
interview: Davide Monge 4 www.RIWmag.com
photo: courtesy: Giorgia Speciale, Roberto Pierani, Mara Scarpanti, Donatella Montanari