Fabio Ferrari Pocoleri (Wave Garage) ha voluto condividere questa “Storia di Mare” con i lettori di RIWmag: vita vissuta o pura invenzione?
La bellissima isola di Barbados, un amore complicato e naturalmente il windsurf … (prima parte, qui la seconda parte)
“Barbados, Silver Rock Beach
Il vento era teso, le onde erano alte e lisce e andavano a rompersi sulla barriera corallina; la sensazione di cavalcare quei muri d’acqua era qualcosa d’unico al mondo come, altrettanto, era fantastica la sensazione di pace e tranquillità provocata dall’approdare in quella stupenda baia riparata dal mare e dal vento, dove l’acqua mutava il colore a causa del veloce passare delle nuvole.
Ero giovane, spensierato e stavo vivendo un sogno fantastico; la mia passione per il windsurf mi aveva portato in quella stupenda isola con un gruppo d’amici, ma il furto del mio portafoglio e del biglietto di ritorno aveva fatto rimandare la mia partenza. Avevo trovato lavoro come istruttore di windsurf, alloggiavo in un piccolo monolocale che si affacciava direttamente sulla baia di Silver Rock e la mia vita filava liscia come quelle onde che amavo cavalcare.
Domenica mattina, era il mio giorno di riposo. Tutti i clienti erano partiti e io mi stavo godendo quel fantastico vento con la mia tavola, finalmente libero dai quei noiosissimi turisti. Vedo arrivare un’onda, giro velocemente la tavola, cazzo la vela e mi faccio raccogliere da quell’immensa massa d’acqua. E’ una sensazione senza eguali: mi sembra di essere un delfino che gioca con il mare. L’onda continua a trasportarmi, si rompe sulla barriera e muore in quella tranquillissima baia, io continuo la mia corsa verso la spiaggia. Ero al settimo cielo, forse avevo cavalcato l’onda più grande della mia vita, chi sa se ce ne saranno altre o, appena arrivato sulla spiaggia, la gendarmeria mi avvertirà che hanno ritrovato il mio portafoglio ed il biglietto di ritorno. Intanto mi godo questo momento.
Quando si naviga nell’oceano la regola principale è quella di non farsi distrarre da altri pensieri: piccoli pericoli possono essere sempre in agguato. Così, nel pieno della velocità, la pinna della mia tavola s’impiglia in una rete da pesca e la caduta è inevitabile. Finisco parecchi metri oltre il mio windsurf e riemergendo dall’acqua sento una forte risata: come si permette costui di deridere Max, il famoso istruttore di Barbados?
Mi giro con un desiderio irrefrenabile di sferrargli un pugno in faccia, ma non era un Lui era una Lei, indossava un bikini bianco ed era buffissimo vederla tentare di nuotare evitando di rovinarsi la pettinatura. Mi venne quasi d’istinto nuotare verso di lei canticchiando un vecchio motivo:” O come porti i capelli bella bionda!”
Si chiama Marilena, è italiana come me ed era in vacanza con una sua zia, la quale, individuando in me l’animale selvaggio in cerca di prede per soddisfare il suo appetito, richiamò la giovane all’ordine. Lei, infastidita, reclinò l’ordine alzando le spalle appena scottate dal sole, ma al secondo richiamo fu costretta a darle ascolto, in fondo era la “zietta del cuore”.
Mi sorrise e affrettò il passo verso il lettino lasciandomi praticamente incantato e senza parole: gli occhi da cerbiatto e il suo sorriso smaliziato non erano così facilmente dimenticabili!
E’ sera, dopo una doccia rinfrescante e una cena consumata da solo nel patio del mio cottage ammirando il calare del sole nella baia, mi dirigo verso il beach bar per un buon Cuba Libre insieme con i miei nuovi amici, Jonathan il bagnino del Silver e Stephan, un ragazzo tedesco anche lui fermatosi a Barbados con una scusa qualsiasi. La serata è differente dalle solite, normalmente si beve e si cerca una preda. Guai a passare la nottata da soli. Non stasera, non riesco a dimenticare il viso della ragazza che mi aveva deriso.
La Domenica sera , normalmente, non ci sono turisti in giro, molti sono partiti e altri, appena arrivati, disfano i bagagli e riposano dal lungo viaggio. Nel bar si sente parlare solo quell’inglese marcato da uno strano accento tipico di chi vive a Barbados. Improvvisamente sento qualcuno che dialogava in italiano e riconosco la sottile voce della ragazza incontrata la mattina. Mi giro e, purtroppo, lei non era da sola, coperta da due grossi bicchieri pieni di succhi colorati ed addobbati d’ombrellini e bandierine, c’era la zia.
Avrei quasi preferito che fosse con il marito o con il fidanzato, la zia era un ostacolo quasi insormontabile. Dovevo conoscere meglio quella ragazza, quindi decisi di giocare la carta “zia”. Mi diressi verso di loro, ma l’anziana signora vedendomi, cercò di proteggere con il suo corpo l’amata nipote. Presi la mano della signora e, dopo essermi presentato, gliela baciai, le feci anche i complimenti, con un perfetto accento Bocconiano, per quel buffissimo cappellino che indossava.
Lei, colpita dal mio fare gentile, m’invitò a sedere al loro tavolo, certo non so chi fosse più inadeguato alla serata, io con i miei pantaloncini corti, una camicia in perfetto stile isolano e a piedi scalzi, o loro con gli abiti da sera che più si adattano ad un cocktail sulla Costa Smeralda.
La stessa Marilena rimase colpita dal mio gesto, anche perché ero stato l’unico a riuscire a raggirare l’anziana signora. La serata continuò piacevolmente, anche se per me fu difficile non riuscire a guardare gli occhi della ragazza che poche ore prima mi aveva affascinato.
Il resto dei giorni passarono felici, avevo oramai conquistato completamente la fiducia di “Zia Carla”, così amava farsi chiamare, che era tranquilla nel vedere la nipote passeggiare con me al tramonto sulla spiaggia.
S’instaurò, così, uno strano rapporto d’amicizia tra me e Marilena, forse molto più di un’amicizia, qualcosa che non potrò mai dimenticare per tutta la vita.
Sono passati circa dodici anni da quei felici momenti alle Barbados, ora la mia vita è diventata piatta proprio com’era il mare al tramonto nella baia di Silver rock.
Della mia “amica” Marilena ho avuto poche notizie. Dopo un nostro fugace incontro a Firenze del quale mi è rimasto un ricordo bellissimo, specialmente dell’unico bacio che ci siamo dati in tutta la nostra storia, ha avuto un veloce matrimonio andato in fumo parte per colpa di suo marito e, parte, per dei felici “ricordi”.
La mia vita, come dicevo, è cambiata completamente: un lavoro come tutti i “cristiani”, una casa e una compagna che ogni giorno mi attende felice a casa. Sarà questa la vera felicità? Non saprei. L’unica cosa della quale sono perfettamente cosciente è che rimpiango incredibilmente gli attimi felici passati in mare.
Il lavoro, gli amici, la vita affettiva: possibile che tutto debba diventare così monotono, così povero d’emozione e di gratificazioni?
Per fortuna che ogni tanto ci sono dei momenti d’evasione, una birra con gli amici, un’uscita in windsurf o una trasferta di lavoro. Anzi, a proposito di trasferte, mi è stato proposto di andare per lavoro tre giorni a Torino: penso che accetterò. Tre giorni di distacco dalla solita routine ci vogliono proprio.
Programmando il viaggio, consulto la carta stradale: ” Torino è a due passi da Novara, chissà se Marilena si ricorderà del suo vecchio amico Max?”
Alzo la cornetta è compongo il numero, fortunatamente non è cambiato: ”Ciao Marilena, come stai?”
Immediatamente, dall’altro capo del telefono, come se ci fossimo sentiti il giorno prima, invece erano passati appena dieci anni: ” Ciao Max, io bene e tu?”
Questa risposta così immediata mi lascia qualche attimo senza respiro. Da lì a programmare il nostro incontro il passo è brevissimo: “allora appena arrivo a Torino ti chiamo così ci mettiamo d’accordo”.”
… to be continued …
text: Fabio Ferrari Pocoleri 4 www.RIWmag.com
photo: Stefano Happy Surf 4 www.RIWmag.com