A due anni (9 luglio 2014) dalla tragica scomparsa di Guido Carli, campione del mondo U17 T293 nel 2006 (www.riwmag.com/?s=guido+carli) , e’ tempo di ritornare ai ricordi dei difficili momenti vissuti dopo aver appreso la notizia di quella precoce dipartita. Qui di seguito le testimonianze di sua mamma Fiorella e di E.P., responsabile di RIWmag.
E.P: “mi ricordo ancora quella mattina, era ora di pranzo e appena finito un appuntamento privato ricevetti la telefonata di Andrea. Era da tanto che non lo sentivo e quindi appena vidi il suo numero squillare ero già di buon umore. Generalmente lui è sempre allegro e frizzante e ha sempre qualcosa di divertente e originale a cui sta lavorando da raccontare … ma non quella volta … la sua voce era bassa … parlava lentamente … e si presagiva già l’imminenza di una brutta notizia …
“Sai Guido Carli?” mi chiese … era da tanto che non vedevo Guido e che non avevo notizie di lui, e nonostante non avessi alcun elemento per poter fare supposizioni il mio intuito aveva già capito e incredulo risposi: “Si è tolto la vita?” “Si, stamani presto” rispose Andrea.
Il mio cervello aveva capito bene ma a quel punto il mio corpo si rifiutò di accettare quella notizia e come se stessi facendo zapping alla tv e di colpo fossi finito su un canale dove trasmettono inaspettatamente un film d’orrore e d’istinto si cambia subito canale, così cambiai subito discorso e chiesi ad Andrea come andavano le altre cose … ma Andrea che invece era già emotivamente centrato sulla tragedia che aveva colpito Guido rimase sull’argomento: “il resto bene, ma tu potresti scrivere due righe in ricordo di Guido?” Annuii senza ribattere promettendo di farlo appena sarei rientrato davanti al computer. Poi presi il furgone ed incominciai a guidare … fu in quel momento che quel boccone tanto amaro cominciò a scendere e il mio corpo incominciò a maturare cosa era successo … e scoppiai a piangere talmente forte da farmi girare la testa e dubitare se non fosse meglio fermarmi prima di perdere il controllo del mezzo … ma per fortuna quella sensazione di giramento di testa passò e poi pian piano passarono anche le lacrime … di quei momenti ricordo ancora la rabbia: perché non so se chi decide di togliersi la vita si rende conto dell’impatto della sua azione su chi resta … probabilmente lo fa perché’ non sopporta più le difficoltà di tutti i giorni ma chi rimane su questa terra riceve questo gesto come una violenza subita a cui non può più rispondere … perché’ uccidersi alla bellissima età di 24 anni non solo sembra incomprensibile ma sembra anche un’enorme cavolata e se in quel momento avessi avuto ancora Guido davanti a me credo che gli avrei tirato un gran ceffone come si fa con un bambino esagitato quando ne ha combinata una più grossa delle altre!
Chiedo scusa se le mie parole risultano troppo dure ma sto semplicemente e onestamente descrivendo quello che ho davvero provato in quei momenti, perché’ di fronte alla morte non si può mentire, sarebbe una grave mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’è più …
Nei giorni seguenti ci furono poi i funerali e qualche settimana dopo in spiaggia a Bordighera ci trovammo tutti per l’ultimo saluto a Guido in mare come nelle usanze delle tribù del Pacifico che vivono costantemente in stretto contatto con l’oceano … perché’ Guido era stato il primo campione del mondo della classe T293 …
Circa un mese dopo mi venne l’idea di provare a produrre un piccolo film che da un lato avrebbe dovuto ricordare il Guido Campione di windsurf e dall’altro avrebbe dovuto provare a esortare chi si trova in difficoltà a non arrendersi. Dopo un giro consultativo con le persone di cui avevo bisogno per realizzare questo progetto presentai l’idea alla famiglia Carli che mi diede il benestare. E così scrissi la prima bozza della storia, incominciai a prendere nota di come si sarebbero dovute svolgere le scene e di quali colonne sonore utilizzare … ma i mesi passarono e di quel progetto non fui mai perfettamente convinto … infatti forse sapevo come sgridare un bambino esagitato che ne ha combinata una più grossa delle altre … ma di fronte non avevo più un bambino … avevo un ragazzo di 24 anni che aveva cercato sicuramente in tutti i modi di affrontare i problemi che lo affliggevano ma alla fine era giunto a delle conclusioni anche se diverse dalle mie …
Che sia chiaro, non voglio giustificare un simile gesto, ma al tempo stesso chi sono io per poter dire che cosa avrebbe dovuto o potuto fare? Troppo facile parlare stando seduti alla finestra! Come riuscire a recuperare l’umanità di una simile tragedia, come poter trarre una lezione d’amore da questa vicenda?
Sono state queste domande che mi hanno bloccato … e hanno fatto passare i mesi in attesa di trovare una risposta degna di un campione del mondo … una vera e propria risposta non è mai arrivata, almeno non sotto forma di rappresentazione cinematografica … ma ogni promessa è un debito … e così eccomi qui caro Guido, non sono un regista ma provo almeno a condividere tutte queste emozioni sperando di poter realizzare almeno in parte gli obiettivi che ti avevo promesso. Forse la risposta che cercavo sta semplicemente nel condividere queste domande e lasciare a ognuno il tempo e la responsabilità di trovare una propria risposta … o forse la risposta sta in quell’ultimo sms che hai inviato ad un tuo amico poco prima di lasciarci chiedendogli se stava bene ed esortandolo a chiamarti in caso ne avesse avuto bisogno …
Spero che tu possa accettare le mie scuse e perdonare i miei limiti. Ti saluto con le parole che composi pochi giorni dopo la tua scomparsa:
Il Windsurf non è solo una tecnica sportiva:
è gioia,
passione,
amore,
vita,
è la luce del cielo anche quando è inverno e piove,
è il calore del sole anche quando fuori è fottutamente freddo,
è volere sempre più vento e onde più grandi,
è non arrendersi mai e migliorare sempre per potersi liberare dei problemi ed essere pronti per la prossima mareggiata!
Tu sei stato campione del mondo di windsurf e quindi sapevi tutte queste cose molto bene,
sicuramente meglio di me!
Quanto buia è stata la tua ultima notte e quanto profonda è stata la tua caduta nel tuo recente passato perché tutto ciò non valesse più la pena di provarci ancora una volta di più alla tua bellissima età???
Questa volta nessuna soluzione, nessun ritorno, nessuna via d’uscita …
ma se per te va bene ti porteremo con noi nelle nostre prossime lotte e battaglie,
perché anche questo è il windsurf:
amici e windsurfisti che condividono pezzi di vita tra un’onda e l’altra …
e mi scuso profondamente se non l’ho capito prima …
io che ho guidato i tuoi primi passi su una tavola a vela e che arrivo in spiaggia sempre solo per uscire in mare e poi corro via veloce super impegnato in 1000 cose diverse …
Riposa in pace Guido!”
Fiorella: “Grazie, desidero ringraziare tutti.
Tutti coloro che hanno condiviso il dolore della mia famiglia con la loro costante presenza, con un abbraccio, una frase, una lettera … anche con il silenzio.
Siete stati e siete davvero importanti.
Grazie.
Rispondo ad una riflessione pubblicata su Facebook in quei giorni: non c’è nessun colpevole in questa tragica vicenda.
Guido aveva una malattia gravissima, devastante che si è manifestata violentemente negli ultimi giorni della sua vita, contro la quale non è riuscito a vincere.
Grazie Paolo Ghione, allenatore, amico “padre” di “Guido campione del mondo”.
Grazie agli amici di Bordighera, di Torino, della Sicilia, della Scuola di sci di Saint Moritz … di tutto il mondo.
Grazie a coloro che lo hanno amato e stimato e che porteranno sempre il suo meraviglioso sorriso nel loro cuore.
Il gesto di Guido mi ha portato a cercarne disperatamente la “ragione”. Ho interpellato psichiatri e il centro tossicologico di Torino. Il loro parere medico mi ha rivelato che non si è trattato di un momento di disperazione o di una “scelta” ma dell’epilogo di una gravissima malattia psichica che lo affliggeva da tempo e l’abuso della cannabis che lui utilizzava come “medicina” aveva innescato la tragedia …
la mamma di Guido”
text: Fiorella Quazzo, RIWmag
photo courtesy: Fiorella Quazzo, Maria Chiara Domini, Daniele Novarini